Mi sovviene un dubbio. La Direttiva UE 70/1999 sul tempo determinato dichiara il "lavoro a tempo indeterminato" la "forma comune" di rapporto di lavoro subordinato. La liberalizzazione del contratto a termine indotta dal Jobs Act non è in contrasto con quanto dispone la Direttiva? Grazie.
Risposta:
La Direttiva UE mira a impedire abusi nell'utilizzazione da parte delle Aziende della contrattualistica a tempo determinato. Non penalizza la stipula di contratti a termine, ma colpisce le successioni "abusive" dei rapporti. A questo fine, e per impedire una "successione dei contratti a termine" fraudolenta e simulata, la Direttiva impone agli Stati Membri di adottare, in funzione "antiabuso", nell'esercizio della loro discrezionalità legislativa, le seguenti misure: a) La previsione di una causale tecnico-organizzativa nel contratto a termine; b) La previsione di una durata massima complessiva nella successione dei contratti a termine; c) La limitazione di un numero massimo di rinnovi.
Ora, avendo il Jobs Act mantenuto il limite generale dei 36 mesi come "durata massima del rapporto a termine", parrebbe che il legislatore italiano ha mantenuto una delle garanzie anti-abuso previste dalla Direttiva UE e, anzi, la più rilevante.
In questo senso, dubitiamo che, in un'eventuale rinvio pregiudiziale alla Corte UE di Giustizia, il Jobs Act possa venire "cassato" sotto questo profilo.
Dr. Giorgio Frabetti, Profilo Linkedin: http://www.linkedin.com/profile/view?id=209819076&goback=%2Enmp_*1_*1_*1_*1_*1_*1_*1_*1_*1&trk=tab_pr
Collaboratore Studio Francesco Landi, Consulente del Lavoro, Ferrara
Nessun commento:
Posta un commento