Salve, ho avuto la possibilità di aprire la mia agenzia viaggi all'interno di un grande centro estetico nel mio paese. Ovviamente l'ufficio a me dedicato anche se si trova nello stesso locale è lontano dalle stanze dove lavorano le estetiste. In pratica condividerei solo l'ingresso ai locali e i servizi igienici. Chiedevo se la legge mi permetteva di poter svolgere la mia attività nello stesso locale. Ho già provato a chiedere informazioni ma le risposte sono state molto discordanti data l'ambiguità della legge. Se per cortesia qualcuno riesce a darmi delucidazioni in merito. Grazie
Risposta:
Trattasi di
tipico caso di coworking, una modalità di organizzazione del lavoro che
si va diffondendo.
Che cos'è il
coworking? Molte cose, e molto sfaccettate.
Prendiamo spunto da wikipedia (link: http://it.wikipedia.org/wiki/Coworking)[1]
Quali i
riferimenti normativi per disciplinare il fenomeno? Non è chiaro ...
Molti in
rete suggeriscono il richiamo all'art. 35 del D.lgs. 59/2010 (Direttiva Servizi
Bolkenstein), che disciplina le cd "attività
multidisciplinari", ai casi cioè di più professionisti che si trovino a
condividere professionalità diverse per lo svolgimento di "servizi
comuni" (tipico, le professionalità in rete).
L’art. 35
D.lgs. 59/2010[2] è
norma concepita per favorire la condivisione delle attività professionali,
intesa come "sinergia" suscettibile di determinare "valore
aggiunto" e maggiore competitività alla produzione dei servizi
professionali "in rete", eliminando o attenuando in vincoli alla
condivisione dei servizi derivanti dalla normativa sulle professioni
regolamentate.
Questa
norma, però, non è immediatamente appropriata al caso in esame, che non contempla un caso di "professionalità in rete", ma una coesistenza causale di attività di imprese eterogenee, a quanto risulta non legate da alcun legame che non sia la condivisione della location.
Il problema, allora, diventa verificare la compatibilità dei locali all'esercizio delle rispettive attività, alla stregua delle norme autorizzatorie dell'attività (SCIA, ad esempio), della normativa sulla Priavcy (che certo è da esaminare nel caso di specie), della Sicurezza del Lavoro e (a questo fine) delle speciali discipline della normativa regionale.
[1]
Il coworking è uno stile lavorativo che coinvolge la condivisione di un
ambiente di lavoro, spesso un ufficio,
mantenendo un'attività indipendente. A differenza del tipico ambiente
d'ufficio, coloro che fanno coworking non sono in genere impiegati nella stessa
organizzazione.[1] Attrae tipicamente professionisti che
lavorano a casa, liberi professionisti
o persone che viaggiano frequentemente e finiscono per lavorare in relativo
isolamento.[2] L'attività del coworking è il raduno
sociale di un gruppo di persone che stanno ancora lavorando in modo
indipendente, ma che condividono dei valori[3] e sono interessati alla sinergia che
può avvenire lavorando a contatto con persone di talento.[4][5] Alcuni spazi di coworking[6] sono stati sviluppati da imprenditori
di Internet nomadi alla ricerca di un'alternativa al
lavorare nei bar e nei caffè, o all'isolamento in un ufficio proprio o a casa.[7][8][9] Un sondaggio del 2007 mostrava che
molti dipendenti si preoccupano della sensazione di essere isolati e di perdere
l'interazione umana se dovessero telelavorare. Circa un terzo di lavoratori
pubblici e privati del settore riferiva inoltre di non volere rimanere a casa
durante il lavoro.[10] Il coworking offre una soluzione al
problema dell'isolamento, che tanti freelance sperimentavano lavorando in casa,
mentre allo stesso tempo permette loro di sfuggire alle distrazioni
dell'ambiente domestico.[11][12]
Il coworking è spesso confuso con altre modalità di
lavoro, come gli acceleratori di affari, gli incubatori di impresa,
business center e le suite per dirigenti,[13] degli spazi che non sembrano adattarsi
al modello di coworking perché spesso manca loro l'aspetto del processo
sociale, collaborativo e informale[10] con pratiche di gestione più vicine a
quella di una cooperativa, tra cui la
focalizzazione sulla comunità[14] piuttosto che sul profitto.[15] Molti di coloro che partecipano al
coworking sono anche partecipanti dei BarCamp[16] e di altre attività connesse alle
tecnologie open source.[10][17][18]
Il coworking non riguarda solo lo spazio fisico, ma inizialmente
e soprattutto l'istituzione della comunità di coworking. I vantaggi del
coworking possono ormai essere vissuti al di fuori degli spazi di coworking e
viene raccomandato in genere di iniziare con la costruzione di una comunità di
coworking prima di considerare l'apertura di uno spazio coworking.[19] Tuttavia, alcuni spazi di coworking
non costruiscono una comunità, ma costituiscono piuttosto una parte di una
comunità già esistente, combinando la loro apertura con un evento che attiri il
loro gruppo di riferimento.[20]
Numerose comunità di coworking si formano attraverso
l'organizzazione di eventi di coworking casuale (ad esempio dei Jelly[21][22]) che può avvenire nel soggiorno delle
persone o in luoghi pubblici come bar adatti, gallerie o spazi multifunzionali.
Durante questi avvenimenti I collaboratori possono sperimentare i vantaggi del
coworking e conoscersi l'un l'altro, il che abbassa le barriere per entrare in
un spazio di coworking in seguito.
Spesso i principali promotori del coworking sono le nuove imprese startup,
poiché grazie ai suoi bassi costi è accessibile e alla portata di tutte le
tasche.
[2]
Art. 35.
Attività multidisciplinari.
1. I prestatori possono essere assoggettati a
requisiti che li obblighino ad esercitare esclusivamente una determinata
attività specifica o che limitino l'esercizio, congiunto o in associazione, di
attività diverse solo nei casi seguenti:
a) professioni regolamentate, nella misura in cui ciò sia giustificato per garantire il rispetto di norme di deontologia diverse in ragione della specificità di ciascuna professione, di cui è necessario garantire l'indipendenza e l'imparzialità;
b) prestatori che forniscono servizi di certificazione, di omologazione, di controllo, prova o collaudo tecnici, nella misura in cui ciò sia giustificato per assicurarne l'indipendenza e l'imparzialità.
2. Nei casi in cui è consentito lo svolgimento delle attività multidisciplinari di cui al comma 1:
a) sono evitati i conflitti di interesse e le incompatibilità tra determinate attività;
b) sono garantite l'indipendenza e l'imparzialità che talune attività richiedono;
c) è assicurata la compatibilità delle regole di deontologia professionale e di condotta relative alle diverse attività, soprattutto in materia di segreto professionale.
a) professioni regolamentate, nella misura in cui ciò sia giustificato per garantire il rispetto di norme di deontologia diverse in ragione della specificità di ciascuna professione, di cui è necessario garantire l'indipendenza e l'imparzialità;
b) prestatori che forniscono servizi di certificazione, di omologazione, di controllo, prova o collaudo tecnici, nella misura in cui ciò sia giustificato per assicurarne l'indipendenza e l'imparzialità.
2. Nei casi in cui è consentito lo svolgimento delle attività multidisciplinari di cui al comma 1:
a) sono evitati i conflitti di interesse e le incompatibilità tra determinate attività;
b) sono garantite l'indipendenza e l'imparzialità che talune attività richiedono;
c) è assicurata la compatibilità delle regole di deontologia professionale e di condotta relative alle diverse attività, soprattutto in materia di segreto professionale.
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