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martedì 26 marzo 2013

ACCONTI STIPENDIALI IN CONTANTI: VALE LA CONSUETUDINE AZIENDALE?

Quesito:
Assisto una ditta edile e da tempo ho caldamente sconsigliato di evitare di corrispondere gli acconti della paga degli operai in contanti per evitare di attirare l'attenzione degli organi inquirenti sulla scorta delle recenti restrizioni indotte dal DL 201/2011 (Decreto Salva Italia). Il Titolare della Ditta mi ha opposto il parere di un Avvocato, secondo il quale la notorietà della prassi in uso dell'Azienda configura una consuetudine aziendale che come tale deve intendersi incorporata nel contratto individuale di lavoro e conseguentemente accettata dai Dipendenti. Che ne pensa?

Risposta:
Rispondere in astratto è molto difficile, occorrerebbe avere "sotto mano" il caso concreto nella "viva realtà".
Di massima, la sussistenza di una consuetudine aziendale "in contanti" è ammessa anche dalla Circolare 01/2012 della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, ma va comunque dato atto che detta consuetudine è "cedevole" rispetto alle norme inderogabili e "di ordine pubblico" sulla tracciabilità dei mezzi di pagamento.
I pagamenti frazionati (sotto soglia di € 1.000, anche se riferite a somme complessivamente superiori a € 1.000) sono ammessi se non sono "artificiosi", se esprimono una prassi gestionale coerente e non censurabile, sul versante della trasparenza dei mezzi di pagamento: principio ammesso anche dal Ministero delle Finanze (Circolare 02/2012), richiamando un noto e risalente parere del Consiglio di Stato.
Va da sè, però, che l'onere della prova della consuetudine aziendale al frazionamento e la sussistenza, nel caso di specie, di una "causale meritevole di tutela" ex. art. 1322 Codice Civile rispetto a questa "integrazione" del contratto individuale va supportata dall'Azienda con argomenti specifici.

Dr. Giorgio Frabetti, Profilo Linkedin: http://www.linkedin.com/profile/view?id=209819076&goback=%2Enmp_*1_*1_*1_*1_*1_*1_*1_*1_*1&trk=tab_pro
Collaboratore Studio Francesco Landi, Consulente del Lavoro, Ferrara
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