Quesito:
Sono anni che l'Azienda con cui lavoro mi nega il contratto a
tempo indeterminato.
Dopo 6 anni di cocopro, con cui ricopro il ruolo di
Direttore, mi trovo in servizio con un ulteriore contratto cocopro triennale.
Ho aperto vertenza, mandando avanti la mediazione dei miei
legali; il datore di lavoro nel frattempo sta attenzionando i miei colleghi per
esautorarmi indirettamente della sua autorità
Cos'altro potrebbe accadermi?
Risposta:
Di per sè, la protrazione del rapporto di collaborazione
coordinata non costituisce elemento di illegittimità della cocopro, se
frattanto il Collaboratore abbia svolto "professionalità elevate".
Tali sono le "professionalità" dirigenziali.
E' evidente che occorre passare attraverso una negoziazione
con l'Azienda e che nel quesito non è possibile esprimere un'opinione
definitiva.
Mi permetto solo alcuni spunti, tracce di riflessione.
Nel
quesito non emerge, ma si deve ricordare che, se Lei lavora con un'Azienda con
sede all'estero, si può ipotizzare che l'Azienda abbia utilizzato la cocopro
per usufruire di normative lavoristiche più favorevoli che non trova in Italia.
Occorre, a questo punto valutare, con attenzione il divario complessivo di
tutela che si viene a creare, e a questo fine può essere utile per il
Lavoratore valutare cosa "mancherebbe" se nei suoi confronti fossero
applicate le norme ex. D.lgs. 72/2000 del "distacco comunitario" (se
la Ditta è UE).
Occorre
poi valutare con attenzione i possibili profili di danno previdenziale: molto
sensibili, ad esempio, in un lavoratore a fine carriera, molto vicino al
traguardo pensionistico, rispetto a cui la cocopro potrebbe essere davvero un
danno.
Ma
sempre con riguardo al profilo previdenziale, consideriamo un dato.
Se
la Ditta Committente è estera, non potrebbe convenire farsi assumere
direttamente all'estero con normative e contributi gestiti secondo la normativa
estera, salvo poi farsi distaccare di volta in volta in Italia o dove fosse
utile?
La
soluzione presenta, come noto, dei rischi, ma va valutata con attenzione,
specie in relazione all'eventuale differenziale positivo di tutela che
l'assunzione secondo un sistema previdenziale estero può offrire (occorre sul
punto vedere anche eventuali Convenzioni di Sicurezza Sociale), anche in relazione ad eventuali tutele sociali aggiuntive (es. maternità, famiglia), ovvero a forme di tutela pensionistica integrativa.
Di
più, non ci è consentito di dire.
In
bocca al lupo.
Studio Francesco Landi,
Consulente del Lavoro in Ferrara
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