AVVERTENZA: Segnaliamo e condividiamo volentieri l'articolo
scritto per il sito Libertiamo.it da Marco Faraci, pisano, 34 anni, Ingegnere
Elettronico, Executive Master in Businnes Administration, Professionista nel
campo delle telecomunicazione, che, con asciuttezza e semplicità, fa il punto
sul CCNL Metalmeccanici, rinnovato in questi giorni pre-natalizi.
Entrerà in vigore tra pochi
giorni il nuovo contratto dei metalmeccanici, sulla base
dell’ipotesi di accordostipulato
da Federmeccanica, Fim-Cisl e UILM il 5 dicembre e successivamente confermato
da tali organizzazioni . Il nuovo contratto prevede aumenti medi di circa 130 euro
nell’arco di tre anni, oltre che alcune modifiche al regime
delle prestazioni straordinarie, delle trasferte, delle assenze per malattia e
dell’assistenza sanitaria.
La FIOM, il ramo metalmeccanico della CGIL, non ha firmato ritenendo insoddisfacente per i lavoratori l’equilibrio
raggiunto nel negoziato tra i sindacati e l’organizzazione datoriale.
Dal punto di vista delle
retribuzioni, per
il sindacato di Landini “l’intesa non tutela il potere di acquisto del salario”
e gli aumenti concessi sono ben al di sotto della soglia auspicata di “206 euro, uguale per tutti i lavoratori fino al quinto livello”.
A rigore chi dice che i
lavoratori italiani del settore guadagnano poco e che il contratto che coprirà
il triennio 2003-2005 porta solo pochi spiccioli dice una cosa vera.
Tuttavia l’errore fondamentale che fa la
FIOM è ritenere che la condizione dei lavoratori potrebbe essere migliorata se
i sindacati nel loro complesso mettessero in atto una strategia negoziale più
risoluta e più
aggressiva.
E’ la classica visione socialista
secondo cui il livello dei salari dipende primariamente dalla dialettica
politica tra lavoro e capitale, in un gioco a somma zero in cui il benessere
dei dipendenti passa dalla redistribuzione verso di loro dei margini di
profitto.
In
realtà è proprio il concetto di contrattazione collettiva – difeso dai
sindacati ed in testa dalla FIOM-CGIL – che si sta mostrando vieppiù inadeguato nel servire gli interessi dei
lavoratori subordinati.
Nei fatti, malgrado il ruolo
rilevante che in Italia rivestono le parti sociali ed i loro riti concertativi, i
nostri livelli retributivi continuano a perdere terreno, rispetto
agli altri paesi dell’Eurozona.
Appare
sempre più chiaro che dalle tradizionali forme di
pressione sindacale non potrà venire alcun vero recupero del differenziale
salariale che i lavoratori italiani patiscono rispetto al resto dell’Europa avanzata
– potranno arrivare soltanto pochi spiccioli, che serviranno più che altro a
confermare legami di riconoscenza (e quindi di dipendenza politica) tra
“rappresentati” e “rappresentanti”.
Il
fatto è che nessuna trattativa sindacale può forzare le retribuzioni oltre
livelli che corrispondono all’effettiva produttività del lavoro,
perché altrimenti porrebbe completamente fuori mercato le nostre imprese.
Purtroppo, invece, la
sindacalizzazione dei rapporti di lavoro è responsabile di quegli elementi di rigidità che
diminuiscono l’efficienza e la produttività del sistema Italia ed in definitiva
tengono bassi e stagnanti gli stipendi.
Solo un rilancio economico del
paese, che passa inevitabilmente da una liberalizzazione del mercato del lavoro,
può creare le condizioni per modificare significativamente le dinamiche
salariali.
Non si può redistribuire una ricchezza che non siamo in grado di
produrre. Dobbiamo,
invece, innescare una ripresa sana che modifichi in termini economici – non
tramite forzature normative – l’equilibrio tra lavoratori ed imprese e tra
domanda ed offerta di lavoro.
Le buste paga torneranno a crescere in termini effettivi se la crescita renderà il lavoro – ed in particolare il lavoro qualificato – una risorsa preziosa (e scarsa) che le aziende si contendano offrendo migliori condizioni.
Le buste paga torneranno a crescere in termini effettivi se la crescita renderà il lavoro – ed in particolare il lavoro qualificato – una risorsa preziosa (e scarsa) che le aziende si contendano offrendo migliori condizioni.
Tratto dal link: http://www.libertiamo.it/2012/12/21/nuovo-contratto-collettivo-ma-solo-pochi-spiccioli-in-piu-per-i-metalmeccanici/
Per approfondimenti e quesiti in ordine al nuovo CCNL puoi accedere alla Pagina FB dello Studio Francesco Landi di Ferrara:
https://www.facebook.com/pages/Studio-Landi-cdl-Francesco/323776694349912?fref=ts
Non condivido per niente questo articolo! Io sono solo un operaio e quando in assemblea mi si viene a dire che gli ultimi contratti separati hanno portato miglioramenti e come leggo sopra che per colpa del sindacato c'è una forma di irrigidamento posso solo rispondere che son tutte balle!Probabilmente si ha una strana idea di sindacato e cosa vuol dire sindacato. Quello che sta succedendo al lavoro non è certo colpa dei lavoratori bensì di politiche industriali malate gravemente. Troppo comodo svendere diritti per una manciata di soldi!Ora bisogna lavorare anche la domenica in onore della competitività e così le famiglie si sfasciano! Potrei scrivere un libro contro questa economia corrotta....
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