giovedì 12 dicembre 2013

IL PATTEGGIAMENTO DEL DIPENDENTE: QUALI RIFLESSI NELLA GIUSTA CAUSA DI LICENZIAMENTO?

Quesito:
Un mio Dipendente ha patteggiato una condanna per ingiurie per avere pesantemente insultato un Cliente durante l'orario di lavoro. Dopo la sentenza di patteggiamento, io ho provveduto ad intimargli il licenziamento disciplinare, visto e considerato che non era la prima volta che i Clienti avevano avuto modo di dolersi del contegno poco urbano del mio Dipendente. Il Suo Avvocato mi ha fatto sapere che la sussistenza di una sentenza di patteggiamento non costituisce da sola motivo di licenziamento, e che, pertanto, il licenziamento è impugabile. Cosa posso fare?

Risposta:
Bisogna intendersi.
L'Avvocato del Suo Dipendente ha certamente ragione quando dice che la sentenza di patteggiamento da sola non è motivo di licenziamento "automatico" del Dipendente, per quanto gravi siano lì i fatti descritti. Il licenziamento disciplinare presuppone una valutazione della "gravità" dei motivi del licenziamento, che devono essere motivati in modo coerente ed adeguato dal Datore di Lavoro e non devono essere presupposti o dati ... "per scontato" (Cass. 18/02/2013 nr. 3912).
La differenza sta nella "motivazione".
Se certamente la sentenza di patteggiamento semplifica enormente l'istruttoria, perchè consente l'immediata apprensione dei fatti ivi narrati come "prova" dei "fatti materiali" (con inversione dell'onere della prova -problematica!- in capo al Dipendente), compete comunque al Datore motivare l'incidenza dei "fatti narrati" sulla rottura del rapporto fiduciario Azienda-Dipendente.
La circostanza, da Lei menzionata, che il Dipendente era incorso nella stessa, spregevole condotta, avendo già dato causa a tanti Clienti di lamentarsi è circostanza che può e deve essere presa in considerazione per supportare la motivazione di una "giusta causa" di licenziamento.
Di più, non ci è consentito di dire.
 

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